Strada delle 52 gallerie: l’escursione (monte Pasubio 03/08/2015)

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Carissime amiche e amici, con questo articolo vi parlerò dell’escursione che ho fatto sulla strada delle 52 gallerie del monte Pasubio, situata nell’alto vicentino, ai confini tra le provincie di Vicenza e Trento, sulle Prealpi Venete.
Mi sono posto l’obiettivo di fornire qualche informazione utile per chi volesse intraprendere una bellissima avventura all’aria aperta.
Continuate la lettura per saperne di più.

Come arrivare

Partendo dall’estremo oriente del Friuli, ho preso l’autostrada in direzione Venezia-Udine e in prossimità di Padova ho seguito per Valdastico-Piovene Rocchette. Successivamente bisogna uscire a Thiene-Schio, attraversare Schio e dirigersi verso le Valli del Pasubio, prendere la strada provinciale 46 e dopo una decina di tornanti, all’altezza della Trattoria Ponte Verde, girare a destra all’incrocio dove iniziano le indicazione per la “strada 52 gallerie”. Questa stradina permette il passaggio di una sola vettura per volta, quindi consiglio di procedere con cautela.
Una volta conclusa questa piccola ma bellissima stradina si giunge al parcheggio di Bocchetta Campiglia, in prossimità dell’ingresso della strada delle 52 gallerie, bisogna pagare il parcheggio (5 euro, esclusivamente in monete, per 24 ore) ed è possibile cominciare l’avventura.

Un po’ di storia: la strada della 1^ armata o delle gallerie

In tempo di guerra, serviva una strada accessibile, con arrivo a Porte del Pasubio, per rifornire le prime linee. La già utilizzata rotabile degli Scarubbi (di cui vi accennerò più avanti), era sì accessibile, anche ai mezzi motorizzati, però sotto il tiro costante dei cannoni austriaci.
Nel febbraio del 1917 il comando genio del V corpo d’armata ‐ col. brig. d’Havet, coadiuvato dal cap. Leopoldo Motti ‐ diede incarico al tenente di complemento Giuseppe Zappa, ingegnere, di studiare la realizzazione di una mulattiera che consentisse il trasporto dei materiali e il transito delle truppe.
Nonostante le temperature rigide e la presenza di molta neve, verso metà marzo lo Zappa dislocò a Bocchetta Campiglia la 33^ compagnia minatori del 5° reggimento genio, con l’ausilio di sei centurie di lavoratori: 349^, 523^, 621^, 630^, 765^ e 776^.
I lavori iniziarono quasi subito, ma senza un progetto definito.
Un mese dopo il tenente Zappa fu trasferito alla direzione dell’aeronautica di Torino e al suo posto subentrò il capitano Corrado Picone, un ingegnere di Napoli, che subito si servì delle buone doti alpinistiche del tenente Ruffini e del sottotenente Cassina per esplorare il territorio sovrastante.
L’apertura della strada richiese quasi esclusivamente lavori di mina (gelatina, cheddite, echo, salubite, vibrite e polvere nera) e furono usati anche martelli perforatori ad aria compressa, l’erogazione della quale proveniva dall’impianto di Malga Busi. L’aria veniva compressa e spinta nella tubazione da 2 motori di 100 e 60 HP ad olio pesante.
L’opera progredì velocemente (grazie anche a turni di lavoro 24/24) e fu finita nel dicembre 1917 per una lunghezza totale di m. 6555 di cui m. 2280 in gallerie.
Durante i primi mesi del 1918 questa strada fu percorsa dal re Vittorio Emanuele e dal re Alberto del Belgio.
La strada della 1^ armata o delle gallerie, parte da Bocchetta Campiglia a 1219 m s.l.m. e arriva fino a Porta Pasubio a 1934 m s.l.m..

Una premessa

La realizzazione della strada delle 52 gallerie è stata definita “impresa di giganti, che nessun’altra opera eguaglia su tutta la fronte europea”, “miracolo di ardimento e lavoro di incomparabile grandiosità”, “vera e propria meraviglia nei fasti dell’ingegneria militare”. Fu certamente il risultato di “tenace volontà, di lavoro esemplare, di sacrificio e abnegazione, di commovente spirito di emulazione fra le squadre dei genieri militari addestrati alla costruzione”, come sostenne il capitano Corrado Picone, allora comandante di quegli uomini.

La gita

Lungo la strada per raggiungere il monte Pasubio
Lungo la strada per raggiungere il monte Pasubio

In condizioni ottimali, per raggiungere la strada delle 52 gallerie, partendo da Gorizia, si impiegano dalle 2 ore alle 2 ore e mezza, invece nel mio caso specifico, dato che ho trovato l’autostrada chiusa all’altezza di Latisana in direzione Venezia, per incidente, ho dovuto deviare e quindi passare per Bibione e percorrere molti chilometri sulla strada provinciale. In conclusione, per arrivare a destinazione ho impiegato 4 ore e mezza.

La Malga Campiglia
La Malga Campiglia

All’incirca a mezzogiorno sono arrivato, però, invece di parcheggiare subito l’auto e di cominciare la salita a piedi, prima ho fatto una tappa presso la caratteristica malga Campiglia, dove lavorano due simpatici giovani dallo spiccato accento vicentino.
Qui ho preso delle provviste, due panini di cui uno col formaggio e uno con la sopressa. Sarebbero stati il premio una volta arrivato alla fine del percorso.
A mezzogiorno e mezza ho cominciato la camminata e all’inizio del percorso ho trovato una barriera, simile a un tornello, utile per impedire l’accesso alle biciclette, dato che in passato sono stati molti gli incidenti, anche mortali, che hanno funestato il percorso.
Poco dopo, quando comincia ad aumentare la pendenza della strada, si trovano alcuni tabelloni informativi, utili per spiegare ai visitatori quali siano state le motivazioni che hanno portato alla costruzione della strada, la sua storia e per dare un inquadramento storico ambientale.

L'ingresso della galleria n°1 di 52
L’ingresso della galleria n°1 di 52

Dopo circa dieci minuti di cammino si arriva all’ingresso della prima galleria, dedicata alla 33esima Compagnia Minatori. Segnalo che all’ ingresso di ognuna delle 52 gallerie c’è una pietra commemorativa dove è stato scritto il numero della galleria, il nome e quanti metri è lunga. Tutti i nomi sono stati assegnati nel 1917 dal capitano Picone, fatta eccezione per le numero 49 e 50 alle quali i nomi sono stati dati nel 1991 dall’ANCR (Associazione nazionale combattenti e reduci) di Vicenza.

Uno sguardo sul bosco durante la passeggiata
Uno sguardo sul bosco durante la passeggiata

La strada prosegue, offrendo degli scorci davvero magnifici.

Obice da 75/13 situata nella galleria n°8
Obice da 75/13 situata nella galleria n°8

Le prime gallerie si affrontano con relativa facilità, sono tutte abbastanza brevi.
Ho trovato molto suggestiva la numero 8 dato che ha dei pertugi
, da cui sparava l’artiglieria italiana durante la Grande Guerra e in uno di questi è presente ancora un obice da 75/13 (calibro mm. 75, gittata massima m. 8250).
Fra tutte le gallerie quella che ho apprezzato di più si trova relativamente presto sul percorso ed è la numero 19, sia per la sua forma che per la lunghezza, di ben 318 metri!
Tutte le gallerie sono prive di luce artificiale, l’unica illuminazione, dove c’è, è data dai raggi del sole che entrano attraverso fessure e finestre nella roccia, dunque consiglio di portare una torcia funzionante perché in alcuni tratti è assolutamente necessaria.

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È davvero bellissimo il panorama che è possibile ammirare lungo il tragitto, infatti è stata anche questa una delle motivazioni che mi ha spinto a voler visitare questa fantastica strada.

Cominciava la nebbia, proseguendo si sarebbe fatta più fitta
Cominciava la nebbia, proseguendo si sarebbe fatta più fitta

Continuando a salire ho incontrato molta nebbia, che non si è diradata fino a circa la metà del percorso del ritorno. Il video di sopra è stata una delle ultime occasioni per vedere un bel panorama per parecchio tempo.

Alcuni dei fiori coloratissimi che ho visto durante la giornata
Alcuni dei fiori coloratissimi che ho visto durante la giornata

Durante la salita ho potuto ammirare, fra gli altri, dei fiori selvatici, coloratissimi e cresciuti forti della posizione privilegiata, soprattutto in primavera/estate.

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Questo è l’ingresso della galleria 42, ne mancavano solamente dieci e considerando che nell’ultimo tratto sono tutte relativamente ravvicinate fra loro, il più era fatto. Comunque la metà del percorso si trova all’ingresso della 33^ galleria.

Uno sguardo a ritroso sul percorso appena fatto e avvolto dalla nebbia
Uno sguardo a ritroso sul percorso appena fatto e avvolto dalla nebbia

Qualche galleria dopo, precisamente alla numero 47 si raggiunge il punto più alto di questa escursione, toccando quota m. 2000. Dopodiché invece si ritorna a scendere, fino a fine percorso che è situato a m. 1928.

L'ingresso della galleria n° 52
L’ingresso della galleria n° 52

Questo è l’ingresso della galleria n° 52

Un piccolo nido che ho notato all'interno dell'ultima galleria
Un piccolo nido che ho notato all’interno dell’ultima galleria

Al suo interno, in una piccola fessura fra le rocce ho notato questo nido con delle piccole uova. Presumo appartenesse a uno dei numerosi volatili che abita la zona.

Il rifugio
Il rifugio “Gen. Achille Papa”

Attorno alle 16:00 ho concluso l’ultima galleria e dopo una breve pausa ed essermi rifocillato, mi sono diretto verso il rifugio “Achille Papa” dove, su di una lapide, cito testualmente, ho letto: “su queste rocce da lui con insonne fatica rese baluardo di resistenza e di offesa il generale Achille Papa, in tormento di fuoco e di ghiaccio inflessibile e paterno confermò la gloria di monte Zovetto preparò in silenzio l’olocausto della Bainsizza ove cadde agli avamposti il 5 ottobre 1917”.

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Dopo il rifugio ho preso qualche momento per osservare le zone limitrofe e alcuni monumenti.

Indicazioni per la strada degli Scarubbi
Indicazioni per la strada degli Scarubbi

Per scendere ho utilizzato la strada degli Scarubbi, che è una strada carrabile, costruita anche questa durante la prima guerra mondiale.
È percorribile tranquillamente a piedi e ha numerose scorciatoie segnalate, che permettono così di rendere la strada del ritorno leggermente più breve.

Alcuni degli scorci godibili  dalla strada degli Scarubbi
Alcuni degli scorci godibili dalla strada degli Scarubbi

Il fondo stradale per la maggior parte del percorso è ghiaioso e l’accesso dei mezzi motorizzati è consentito unicamente ai gestori del rifugio Achille Papa.

La nebbia aveva lasciato il posto ai raggi del sole che illuminava paesaggi splendidi
La nebbia aveva lasciato il posto ai raggi del sole che illuminava paesaggi splendidi

Alcuni paesaggi suggestivi sono riuscito a fotografarli una volta arrivato a metà discesa. La luce del sole ha illuminato questa parte delle gita.

La strada degli Scarubbi
La strada degli Scarubbi

La strada degli Scarubbi sale con 12 tornanti per quasi 6 chilometri e mentre la si percorre richiama alla mente la forma di un lungo serpentone.

La malga Campiglia
La malga Campiglia

Dopo un paio di orette, verso le 18:30, ho rivisto la malga Campiglia.
Dopo pochi minuti di cammino sono giunto al parcheggio dove ho riposato per qualche istante e mi sono preparato per il viaggio di ritorno.

Conclusioni

Quando ho concluso questa escursione, una volta arrivato al parcheggio, ho potuto apprezzare con più calma quanto fatto nell’arco della giornata. Nel complesso è stata un’esperienza che suggerisco a chiunque voglia visitare quei luoghi che nello scorso secolo hanno sancito parte della storia d’Italia.
Certamente l’escursione non è una passeggiata turistica, richiede cautela e attenzione. Non ci sono particolari difficoltà ma in alcuni tratti un passo falso potrebbe comportare conseguenze gravi, anche fatali.
Camminando lungo la strada ho potuto apprezzare tutto il genio, l’indissolubile orgoglio e la grandiosa forza di volontà che centinaia di soldati ebbero, nel difficilissimo compito di costruire un collegamento funzionate e funzionale per combattere e proteggere, non solo i confini d’Italia, ma di conseguenza la sua storia, il suo popolo e la cultura.
Difficile quindi per me non condannare aspramente tutti coloro che, purtroppo, lordano questi luoghi con i loro rifiuti. Durante tutta l’escursione non c’è stata una galleria, un pertugio, una fessura che non fosse stata lordata da degli incivili con la loro immondizia (lattine di birra, bottiglie d’acqua, scatolette di tonno ecc).
Auspico davvero che in futuro i visitatori avranno maggiore cura di questi luoghi, così importanti e pregni di storia, che vanno tutelati e rispettati.
Infine, considerato anche il gravissimo danno ambientale che viene fatto abbandonando rifiuti in montagna, credo basterebbe davvero poco, un semplice sacchetto usato per raccogliere i rifiuti, da smaltire una volta a valle, per fare un piccolo gesto di grande civiltà.

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